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L’olio su tela di Giorgio de Chirico è dipinto negli anni sessanta ed è la replica di un suo dipinto del 1914, sconvolgendo ogni distinzione concettuale tra originale e copia. Il dipinto eseguito poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, riflette le preoccupazioni sul futuro. Lungo la strada delimitata da edifici porticati, si allungano due minacciose ombre, l’aspetto è desertico e inospitale, il carro, senza ruote e con pochi oggetti dentro, abbandonato.
Anche le bandiere in alto sono rigide e statiche. L’unica cosa che da movimento alla scena è dato da una bambina che si diverte a far girare un cerchio. L’innocenza del gioco, della infantile spensieratezza incurante della inquietudine che la circonda, ci riporta alla vita. Ci riporta ad un mondo che non si ferma, che va avanti.
Il messaggio del quadro va oltre le apparenze, è più enigmatico. E’ metafisico, a metà strada tra la realtà e oltre gli oggetti fisici e tangibili (al di là della fisica), oltre le apparenze, una realtà misteriosa, accessibile a pochi.
De Chirico insieme a Carlo Carrà è uno dei fondatori del movimento artistico metafisico, l’arte che esprime l’essenza intima della realtà, una realtà che viene interpretata e non descritta.
fonte: https://www.museocarlobilotti.it/it/opera/mistero-e-malinconia-di-una-strada-fanciulla-con-cerchio
Tina e Lisa sono rispettivamente la moglie e la figlia di Carlo Bilotti. Sono qui ritratte da Andy Warhol insieme, rarissimo esempio di ritratto doppio eseguito da parte dell’autore. La bellezza di quest’opera è ovunque percettibile: dai caldi colori della carnagione delle due donne, alla bellissima composizione del quadro. Madre e figlia sono vicine ed hanno tutte e due un elegante ed aristocratico collo allungato. Si assomigliano ma il colore delle labbra con delicatezza le differenzia. La posizione in primo piano della madre non predomina ma sottolinea una complice e protettiva intimità. Lo sguardo è intenso e pieno d’amore, lo sfondo avvolge armoniosamente ancora di più i volti e l’intenso colore nero dei capelli (uniformato in Lisa) non rompe ma evidenzia la luce degli occhi, del rossetto e della pelle. Non si rimane indifferenti di fronte a queste due donne, a questa pittura in acrilico e inchiostro serigrafico su tela di questo grande artista contemporaneo.
fonte: https://www.museocarlobilotti.it/it/opera/madre-e-figlia-tina-e-lisa-bilotti
Appena quindicenne, Severini si trasferisce a Roma e incontra Balla che lo introduce alla pittura divisionista. Nel 1910 fu tra i firmatari del Manifesto del Futurismo scritto da Filippo T. Marinetti e si accostò al nascere del cubismo, per poi passare al neoclassicismo, al “ritorno all’ordine”. Questo per raccontare come egli seppe sempre cogliere le idee innovative, in anticipo sui gusti e sulle conoscenze dell’epoca.
L’estate appartiene ad una serie di lavori realizzati tra il 1953 ed il 1954 per il Palazzo dei Congressi all’EUR. L’opera abbraccia tutti i suoi periodi artistici in una felice unione ed accavallamento di colori, tratti e figure geometriche che riescono sempre a trasmettere un filo conduttore, mai una prevaricazione di un elemento sopra l’altro. All’inizio si rimane colpiti dalle spigolose forme geometriche che sembrano non avere senso, ma poi i morbidi e calibrati colori ci riportano ad individuare le fome di una figura femminile, figura non statica e immobile, ma pronta ad accompagnarci nel vorticoso dinamismo futurista dell’epoca.
fonte: https://www.museocarlobilotti.it/it/opera/lestate